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Tumore al pancreas, cos’è la malattia che ha portato alla morte Gianluca Vialli: perché è così letale

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Fabio

Dopo una lunga lotta contro il tumore al pancreas, si è spento l’ex calciatore Gianluca Vialli: perché questa malattia è così letale?

I timori sulle condizioni di salute di Gianluca Vialli erano purtroppo fondati. Dopo l’ultimo ricovero dell’ex calciatore tutti avevano temuto che questa volta non ce l’avrebbe fatta a sconfiggere il male contro il quale lottava ormai da anni e così è stato. Esattamente come successo con Sinisa Mihajlovic tre settimane fa, pochi giorni dopo il peggioramento delle condizioni di salute è giunta la notizia che nessuno voleva sentire.

Gianluca Vialli – Parolibero.it

Un periodo nero, questo, per il mondo del calcio che nel giro di pochi giorni ha visto morire tre grandi protagonisti del passato come Mihajlovic, Vialli e Pelè, tutti sconfitti da una forma differente di cancro contro la quale hanno lottato strenuamente, cercando di vivere quella condizione difficile con tutta la serenità e la positività possibile. Per il tecnico serbo è stata fatale la leucemia mieloide, per il re del calcio brasiliano un tumore all’intestino, mentre per l’ex bomber di Sampdoria, Juventus e Chelsea il tumore al pancreas.

La battaglia di Gianluca Vialli contro il tumore

Vialli era un uomo a cui piaceva ridere, scherzare, vedere il mondo in modo positivo. Se l’amico di tante battaglie Sinisa, aveva affrontato la sua malattia come una battaglia contro il male, lui invece era consapevole che solo il destino, Dio o la fortuna avrebbero potuto dargli una mano a superare la situazione in cui si era ritrovato. Quando parlava della sua malattia lo faceva con consapevolezza, con una calma innaturale e con l’accettazione di chi è grato per ciò che ha avuto e ciò che sta riuscendo a vedere nonostante tutto.

La sua tranquillità colpiva al cuore, quando parlava del tumore al pancreas lo chiamava per nome, ne parlava come di un’entità sensiente e si augurava che decidesse di lasciarlo in pace: “Non è una battaglia perché lui è troppo più forte di me. Preferisco considerarlo un compagno di viaggio, è salito nello scompartimento e abbiamo fatto un po’ di strada insieme, un giorno spero sia lui a scendere dal treno e non io”.

Gianluca Vialli e Roberto Mancini – Parolibero.it

Sembrava per un periodo che lo avesse ascoltato, che tutto fosse superato e che potesse godersi una seconda chance di vita. Il destino, Dio o la fortuna, gli hanno consentito di vivere l’emozione più bella della sua vita professionale lo scorso luglio 2021, quando l’Italia guidata dal suo amico fraterno Mancini ha vinto l’Europeo contro ogni pronostico e lui era parte integrante di quel gruppo meraviglioso. Una vittoria che ha ripagato lui e il Mancio dei mancati successi con la nazionale quando erano calciatori, traguardi toccati con mano ma sempre sfuggiti all’ultimo momento.

Probabilmente la consapevolezza che non c’era nulla che potesse fare per vincere questa battaglia era data dalla sua esperienza in materia. Quando era ancora un calciatore Luca ha pianto la morte dell’amico Andrea Fortunato, ucciso dalla leucemia quando era ancora giovanissimo. Dopo quella disgrazia lui e Massimo Mauro – altro grande amico che ha sofferto tantissimo per la malattia e la scomparsa di Luca – hanno aperto una fondazione per la ricerca contro il tumore e la sla.

Tumore al Pancreas, perché le cure non hanno potuto nulla contro la malattia del calciatore

Il tumore al pancreas è uno dei più letali e uno dei più difficili da diagnosticare e curare. Uno dei problemi principali è che difficilmente si arriva ad una diagnosi precoce, il che consente al tumore di diffondersi maggiormente. Ma è la natura aggressiva di questo cancro il problema principale e lo ha spiegato in maniera abbastanza chiara il medico che si è occupato di rimuoverlo proprio a Gianluca Vialli. Il professor Alessandro Zerbi, chirurgo dell’Humanitas di Milano, ha infatti spiegato alla ‘Gazzetta dello Sport’: “Il tumore è biologicamente più aggressivo di altri, inoltre la sua sede anatomica profonda nell’addome e il fatto che sia sprovvisto di una capsula fa sì che le cellule tumorali pancreatiche possano diffondersi nell’organismo precocemente”.

Sulla tardività della diagnosi, il medico ha spiegato che spesso questo tipo di tumore non dà segnali, non fornisce dei sintomi premonitori. Non è stato questo il caso di Vialli, anche perché l’ex calciatore è stato molto prudente e previdente nel farsi esaminare appena ha compreso che qualcosa non andava: “Si è rivolto a me per degli approfondimenti a fronte di alcuni sintomi: in particolare era diventato itterico, che è uno dei sintomi precoci di questo tumore”. L’intervento di rimozione era andato alla perfezione e sulle prime sembrava che fosse stato risolutivo, purtroppo, come tutti i tumori, anche quello al pancreas può ripresentarsi e la recidiva è difficilmente curabile.

Gianluca Vialli e Roberto Mancini – Parolibero.it

Le statistiche odierne sono poco confortanti riguardo il tumore al pancreas, visto che solo l’8% di quelli a cui viene diagnosticato riesce a vivere 5 anni dopo la diagnosi. Una percentuale impietosa, soprattutto se confrontata a quella che riguarda i tumori al seno o alla prostata, per i quali ormai c’è una probabilità del 90% di sopravvivere almeno 5 anni dopo la diagnosi. Di certo la ricerca può migliorare le statistiche, consentendo ai medici di comprendere con maggiore anticipo quando si presenta e dunque anche come fare a curarlo dopo la diagnosi in modo tale che aumentino le chance che non si ripresenti.

Fabio

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