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Alzheimer, se hai questi sintomi corri un rischio maggiore: lo studio

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Enrico

C’è un rapporto tra i livelli di pressione sanguigna e colesterolo e un potenziale aumento del rischio di Alzheimer, secondo un nuovo studio.

La causa esatta dell’Alzheimer non è chiara e, sebbene ci siano farmaci disponibili per rallentare il progresso della malattia, non esiste ancora una cura. Gli scienziati hanno fatto a gara per capire meglio l’Alzheimer in modo da poter capire come prevenirlo o curarlo. Ma ci vorrà ancora del tempo. Milioni di persone sono affette da questa patologia, nessun Paese escluso, e l’Alzheimer’s Association prevede che il numero raddoppierà entro il 2050, con costi esorbitanti per le finanze pubbliche. I ricercatori di uno studio appena pubblicato sulla rivista JAMA Network Open hanno cercato di far luce sui fattori di rischio modificabili che potrebbero impedire l’insorgere dell’Alzheimer. Ecco cosa hanno scoperto.

Questi fattori possono facilitare l’insorgenza dell’Alzheimer – (Parolibero.it)

I ricercatori hanno analizzato i dati della European Alzheimer & Dementia Biobank, una raccolta di registrazioni del DNA di persone con e senza Alzheimer in 11 paesi europei, da cui risulta che i fattori genetici rappresentano fino al 70% del rischio attribuibile nelle forme comuni di Alzheimer. Il nuovo studio ha preso in considerazione 39.106 soggetti con Alzheimer clinicamente diagnosticato e 401.577 che non avevano la malattia.

Confrontato la genetica di ciascuno, gli scienziati hanno scoperto che i soggetti che avevano determinati geni che portavano a livelli più elevati di un tipo di colesterolo chiamato lipoproteina ad alta densità, noto anche come HDL o colesterolo “buono”, avevano una probabilità leggermente maggiore di sviluppare l’Alzheimer. E hanno rilevato un aumento del rischio simile per i soggetti con i geni responsabili della pressione sanguigna sistolica più elevata.

I campanelli d’allarme per la malattia di Alzheimer

Lo studio non ha trovato alcuna prova coerente di associazioni genetiche con altri tratti lipidici, né ha trovato prove che il Body mass index (Bdi), il consumo di alcol, il fumo o il diabete aumentino le probabilità di sviluppare l’Alzheimer. Altri studi che esaminano solo i fattori dello stile di vita che coinvolgono obesità, alcol, fumo e diabete – non il rischio genetico per questi fattori – hanno mostrato una connessione tra loro e un rischio più elevato di Alzheimer.

Il rischio di declino cognitivo e demenza potrebbe essere ridotto concentrandosi sui fattori di rischio cardiovascolare – (Parolibero.it)

I ricercatori avvertono che nonostante l’ampio campione dello studio, le conclusioni non possono essere generalizzate perché la maggior parte dei partecipanti erano di origine europea, e altri possono avere diversi fattori genetici per l’Alzheimer. Lo studio inoltre non dimostra che i geni predeterminano gli individui all’Alzheimer. Sono necessarie ulteriori ricerche. Ma secondo la dott.ssa Rebecca M. Edelmayer, direttore senior dell’impegno scientifico per l’Alzheimer’s Association, “una grande percentuale di casi globali di demenza potrebbe potenzialmente essere prevenuta o ritardata prendendo di mira i fattori di rischio modificabili”.

E “le attuali prove a livello di popolazione suggeriscono che il rischio di declino cognitivo e demenza potrebbe essere ridotto, soprattutto concentrandosi sui fattori di rischio cardiovascolare”. Una dieta sana, l’esercizio fisico regolare, smettere di fumare e gestire la salute del cuore dovrebbero aiutare. “Ciò che è buono per il tuo cuore sarà buono per il tuo cervello”, conclude Edelmayer.

Enrico

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