Donato Bilancia, la terribile confessione del serial killer: il segreto atroce che nessuno sapeva

Donato Bilancia è stato il serial killer più noto e letale della storia recente d’Italia: la sua terribile storia, dal gioco al carcere.

A partire da questa sera, alle ore 21.25, parte su Rai Due una serie di documentari intitolati ‘L’Italia criminale‘ che si prefiggono di raccontare le storie dei serial killer più noti del nostro Paese. La prima puntata della trasmissione è dedicata a Donato Bilancia, l’uomo che in sei mesi ha ucciso numerose vittime, diventando il serial killer italiano ad uccidere più vittime in un così breve lasso di tempo. La sua storia verrà raccontata in tre tronconi, poiché la sua vita è stata contraddistinta da tre fasi: quella da giocatore, quella da assassino e quella da carcerato.

Donato Bilancia

Nella prima parte del documentario verrà raccontata la sua infanzia difficile, vissuta tra discussioni, litigi e botte. In famiglia Donato non riusciva a trovare serenità ed a causa del padre ha cominciato a provare un forte disagio per il proprio corpo: si sentiva esteticamente inadeguato ed aveva il complesso del pene piccolo. Proprio Bilancia ha raccontato l’episodio che ha scatenato in lui questo forte senso di inadeguatezza: “Mio padre d’estate mi denudava di fronte alle mie tre cugine e io piangevo, mi attorcigliavo, morivo di vergogna”.

Da bambino non riesce dunque a legare con nessuno e anche il suo rendimento scolastico è pessimo: non riuscirà a conseguire nemmeno la terza media, decidendo di abbandonare gli studi dopo la terza bocciatura consecutiva agli esami. Inizia a lavorare, fa il panettiere, il meccanico e il barista, ma nessuna di queste professioni riesce a dargli stabilità e serenità. Con il passare degli anni comincia a fare qualche furto e a giocare d’azzardo nelle bische clandestine. Passa gran parte della vita in quartieri malfamati, tra prostitute, criminali e giocatori incalliti.

Il suo astio nei confronti del mondo, però, diventa vera e propria sete di vendetta dopo il tradimento dell’amico, Maurizio Parenti. Donato lo considerava l’unico vero amico che aveva, ancor di più dopo che il fratello si era tragicamente suicidato gettandosi sotto un treno insieme al figlio di 4 anni. Una sera, però, lo ha sentito che si vantava di aver portato “Quel pollo di Donato” nella bisca, permettando agli altri di spennarlo.

Donato Bilancia: gli omicidi, la confessione e il carcere

Furioso per il tradimento, il 15 ottobre del 1997 Donato Bilancia comincia la sua vendetta rapendo ed uccidendo il proprietario della bisca. Passano solo nove giorni prima che l’uomo completi la sua vendetta personale uccidendo Maurizio e la moglie. Con loro l’assassino si prende più tempo, li lega e spiega il perché li vuole uccidere, provando piacere nel vederli provare paura. Alla fine spara un colpo in testa a lui e due nel petto della donna. A quel punto ha già perso ogni controllo e la sua sete omicida diventa insaziabile.

I successivi omicidi sono collegati ai furti che mette a segno, Donato uccide, dopo averli rapinati, un benzinaio, due gioiellieri ed un cambiavalute. In seguito il suo odio si rivolge alle donne, con le quali si era trovato sempre a disagio a causa dei problemi di accettazione del proprio corpo. Bilancia uccide quattro prostitute a Genova, Varazze, Arenzano e Cogoleto, quindi si abbatte su due ragazze casualmente incontrate sul treno di notte.

Inizialmente il caso appare complicato, tra gli omicidi non c’è alcun collegamento leggibile e sugli omicidi indagano diverse procure. Ad unire i puntini, partendo dalle uccisioni del proprietario della bisca, di Maurizio Parenti e della moglie è stato il magistrato di Genova Enrico Zucca. Il primo indizio chiave è stata la perizia che ha confermato che per gli omicidi era stata utilizzata una sola pistola, ma determinante è stata la testimonianza di Lorena, una transessuale sfuggita per miracolo all’omicidio. Viene poi identificata come auto del serial killer una Mercedes nera, la stessa venduta qualche tempo prima da un altro testimone chiave proprio a Donato Bilancia.

Il cerchio si stringe, la polizia inizia a pedinare il serial killer e ottiene il suo dna da un mozzicone di sigaretta lasciato nel posacenere di un bar. Bilancia viene arrestato il 6 maggio del 1998 e confessa tutto dopo una settimana di reclusione. Rivela che gli omicidi non sono 8 come si pensa, ma sono 17, chiede di non andare in tribunale perché si vergogna all’idea di guardare in faccia le famiglie delle vittime e viene condannato a tre ergastoli. Quando gli viene chiesto perché continuasse ad uccidere, l’uomo ha risposto che non ne aveva idea, ma che ne traeva godimento.

Negli oltre 20 anni passati in carcere, Donato Bilancia ha ricostruito la propria vita, dedicandosi allo studio e conseguendo il diploma di ragioneria, entra a far parte del gruppo teatrale del carcere e sviluppa per la prima volta in vita sua una vita sociale. Uscito di prigione nel 2020, il serial killer è morto poco tempo dopo a causa del Covid. Una volta diagnosticata la malattia polmonare, Bilancia ha chiesto di non ricevere cure e si è lasciato morire in casa.

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