Assegno Unico, cambia tutto: nuovo requisito per richiederlo, niente soldi se non l’avete

Ancora cambiamenti per l’assegno unico e in particolare per il calcolo della cifra. Cambiano Isee e requisiti necessari. Tutti i dettagli

Una delle poche riforme che negli anni del governo a maggioranza Cinque Stelle ha raccolto l’unanimità del parlamento è stata quella sull’assegno unico per il figli. Da tempo uno dei problemi più impellenti del nostro Paese è il calo del tasso di natalità, un calo che è dovuto principalmente all’assenza di posti di lavoro e all’aumento della disoccupazione giovanile. I giovani si trovano dunque a dover scegliere se mettere al mondo un figlio in condizioni economiche precarie nella speranza di trovare una sistemazione o se attendere di trovare una sistemazione prima di avere figli, il che potrebbe comportare problematiche legate all’età dei genitori e sicuramente ad una diminuzione del numero dei figli che la coppia può avere.

Assegno unico

In attesa di una serie di riforme che possano permettere la crescita del mercato del lavoro e dell’occupazione stabile per le nuove generazioni, il governo ha dunque pensato ad un incentivo per invogliare i giovani a metter su famiglia, ovvero l’assegno unico. Per come funziona adesso, l’assegno unico viene inviato mensilmente alle famiglie per ciascun figlio, dai 7 mesi di gravidanza sino al compimento dei 21 anni d’età del figlio a carico della famiglia. L’assegno inoltre viene corrisposto per sempre a quelle famiglie che crescono un figlio che presenta una disabilità. L’accesso all’assegno viene calcolato in base all’Isee della famiglia ed il sostegno economico del governo cambia in base al patrimonio della stessa.

Assegno Unico, la modifica all’Isee pensata dal governo Meloni permettera a più famiglie di ricevere il sostegno

Tra le varie riforme che il governo Meloni vuole portare avanti c’è anche quella sulla modifica del calcolo dell’Isee. Secondo come funziona adesso l’indicatore, il patrimonio di una famiglia cresce a dismisura nel caso in cui questa possiede più di una casa di proprietà. Il possesso di una seconda casa, tuttavia, non è sempre indicativo del reale stato economico della famiglia, la quale potrebbe non trarre alcun giovamento dal possesso della seconda o terza casa. Queste potrebbero infatti essere frutto di un’eredità e non utilizzate dalla famiglia in questione per trarre profitto dall’affitto dell’appartamento.

L’idea del governo, dunque, è quella di escludere dal calcolo dell’Isee il possesso della seconda casa nel caso in cui questa non generi profitto al proprietario. Secondo quanto sostenuto dal governo, tramite questa modifica non solo più famiglie potrebbero avere accesso all’Assegno Unico, ma ci potrebbe essere anche la possibilità che la mensilità dell’assegni aumenti per tutti i beneficiari. C’è da capire, allo stato attuale delle cose, quanto questa eventuale riforma sia sostenibile nella legge di bilancio del prossimo e dei prossimi anni.

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