Partite Iva, la nuova tassa che cambia tutto: quanto dovremo pagare davvero, i calcoli

Confermando quanto sostenuto in campagna elettorale Giorgia Meloni ha palesato l’intenzione di innalzare la flat tax per le partite iva.

Durante il discorso che la neo premier Giorgia Meloni ha tenuto in parlamento prima della votazione della fiducia ha sostanzialmente confermato tutti i punti di contenuti nel programma elettorale di FdI. Tra questi c’è la proposta di innalzare il tetto massimo dei pagamenti in contanti fino a 1omila euro, proposta già ampiamente contestata e abbassata a 5mila euro, l’abolizione del Reddito di Cittadinanza per i disoccupati abili al lavoro e l’aumento di copertura della flat tax per le partite iva fino ad un guadagno annuo massimo di 100 mila euro.

Come detto, durante il colloquio con il governo, la premier ha ribaduto l’intenzione di innalzare il tetto massimo della flat tax dagli attuali 65milia euro – tetto introdotto dalla Lega nel 2019 – ai 100 mila euro. Inoltre FdI propone un sistema incrementale di Flat Tax, ovvero intende tassare al solo 15% anche l’aumento di guadagno da un anno all’altro. Per essere chiari facciamo un esempio. Mettiamo che l’azienda con partita iva abbia avuto nel 2021 un guadagno di 100mila euro, con la nuova normativa avrebbe una tassa piatta al 15% invece di quella progressiva che avrebbe dovuto pagare con la legge attuale. Ma cosa succede se nel 2022 guadagnasse 115mila euro? In questo caso il pagamento al 15% sarebbe solo per l’aumento di guadagno e non per tutta la cifra.

Partite Iva, chi guadagna con la flat tax fino ai 100 mila euro?

Nel centrodestra attualmente ancora si discute sulla proposta e tutte le anime della coalizione di maggioranza hanno un’idea differente su come bisogna applicare questa tassa piatta. Quella di FdI l’abbiamo illustrata e l’indecisione all’interno del partito è solo sulla percentuale da applicare, ovvero se innalzare la tassa fissa al 18% o lasciarla al 15%. Per la Lega il progetto sarebbe quello di innalzare il tetto gradualmente per poi toglierlo del tutto e proporre una flat tax uguale per tutti. Forza Italia ha invece proposto una flat tax al 23% per tutti sin da subito, una manovra che avrebbe un costo esorbitante di 50 miliardi e che è stata immediatamente bocciata sia dalla Lega che da FdI.

Qualunque sia la forma finale di questa revisione della tassazione per i titolari di partite Iva a regime forfettario, chi ne trarrebbe giovamento davvero? A guadagnarci da una simile riforma sarebbero le aziende con un fatturato che non supera o che al massimo tocca i 100mila euro annui, i dipendenti con partita iva che facendo ore di straordinario superano i 65 mila euro annui o chi per una promozione o per aumento di clienti e fatturato dovesse sforare la quota 65 mila e rientrare in quella dei 100 mila. Per tutti gli altri non cambia assolutamente nulla, visto che sono già soggetti alla tassa piatta e per loro non è prevista alcuna agevolazione ulteriore.

A cosa dovrebbe servire dunque questa riforma? Secondo il centro destra abbassare le tasse dovrebbe favorire le nuove imprese e le nuove attività e la flat tax incrementale dovrebbe aiutare chi sta ottenendo una crescita del proprio fatturato che altrimenti verrebbe ridotto dall’aumento delle tasse da pagare. Secondo le idee del centro destra, inoltre, l’abbassamento delle tasse dovrebbe favorire il pagamento delle tasse e ridurre il nero.

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