Non solo il gas e l’elettricità, ma anche i prodotti alimentari, il vestiario e i giornali aumentano di prezzo, per quale motivo?
Sono ormai mesi che si guarda con preoccupazione all’aumento del costo del gas per via del conflitto tra Ucraina e Russia. Il costo del combustibile è in aumento in parte perché una percentuale del gas che arriva in Italia è di origine russa, in parte perché i timori legati al conflitto e all’aumento del costo delle materie prime – fattori dovuti sia alla guerra che ai due precedenti anni di pandemia – hanno scatenato una corsa al rialzo del costo del combustibile in borsa. Con l’aumento del costo del gas al litro è stato registrato anche l’aumento del costo delle bollette per i riscaldamenti e per l’illuminazione elettrica, e di pari passo abbiamo assistito all’aumento del costo del carburante, sempre suscettibile di cambiamenti verso il rialzo quando ci sono crisi economiche e guerre in atto.
Ma se gli aumenti in bolletta e al benzinaio sono la prima preoccupazione degli italiani, questo non significa che sia l’unico elemento di preoccupazione per i cittadini. La crisi economica generale ha infatti portato ad un aumento cospicuo dell’inflazione e dunque in generale del costo della vita. I motivi di questo aumento del costo della vita sono da riscontrare negli anni di pandemia che hanno portato ad un aumento dei costi delle materie prime e della lavorazione, ma anche nel conflitto Russia Ucraina (in realtà i motivi sono molteplici, ma questi sono i principali). Questi due eventi nefasti hanno infatti generato una reazione a catena che adesso si abbatte principalmente sui consumatori.
L’aumento del costo delle materie prime, quello del costo dei carburanti e dunque di quello dei trasporti, si riflettono in maniera diretta sull’aumento del costo dei generi alimentari e di quello del mercato vestiario. Inoltre l’aumento dei costi di gestione – tra cui gas e luce – ha portato ad un ulteriore rincaro della merce e dei prodotti: i commercianti e le catene di negozi hanno infatti aumentato il prezzo di ciò che vendono per rientrare dei costi e potersi permettere di tenere aperta l’attività.
Prezzi in aumento: tutto costa di più, cosa comporta?
Per capire di che genere di cambiamento stiamo parlando, basta osservare i dati Ipsos sull’aumento dei costi delle varie categorie: +39% sui prodotti per l’igiene della persona, +34% per abbigliamento e accessori, +39% per le bevande alcoliche (se una birra al pub vi costava 5 euro, adesso costa non meno di 7), +38% per i prodotti di bellezza, +42% per i viaggi e le vacanze, +43% per i servizi bancari e +46% per l’Entertainment (il costo degli abbonamenti tv, della musica e dei film). Se i dati espressi in questo modo non vi dicono nulla, vi basta farvi un giro per notare che il costo del pane è aumentato a dismisura, così come quello dei giornali o quello di una cena al ristorante, è aumentato persino il costo dell’affitto di un campo da calcio o di padel.
Nella situazione attuale chi ne paga il conto è soprattutto il consumatore, ma con il passare del tempo, se la situazione dovesse rimanere questa, a pagarne saranno i commercianti e i proprietari di attività non necessarie. Se il cittadino deve comunque comprare cibo e acqua, con la situazione attuale penserà due volte ad acquistare prodotti o servizi non necessari, cercando di risparmiare il più possibile per far quadrare i conti. A patire la morigeratezza del cittadino sarà dunque principalmente il settore terziario e dunque ristoranti, locali, alberghi e compagnie di viaggio.
Per il consumatore, oltre alle difficoltà economiche, si aggiungerà una sensazione di impotenza e di insoddisfazione per il proprio salario. Molti infatti saranno costretti a lavorare solo ed esclusivamente per pagare il proprio sostentamento, non potendosi permettere nessun extra. La speranza di tutti è che questo periodo di crisi si risolva nella maniera più rapida possibile e che dunque il costo della vita possa tornare a scendere per permettere a consumatori e commercianti di vivere dignitosamente.