Molti credono che vivere senza fare nulla sia meraviglioso. E invece può rivelarsi la peggiore delle sciagure: ecco perché.
Recita un vecchio proverbio che l’ozio è il padre di tutti i vizi. E, se ce ne fosse bisogno, la scienza ora conferma che è proprio così. Il troppo tempo libero a disposizione, la mancanza di un obiettivo che tenga impegnato il corpo e concentrata la mente, non sono necessariamente una manna dal cielo, anzi possono avere effetti collaterali pesanti.
![oziofobia paura di non avere nulla da fare in vacanza](https://www.parolibero.it/wp-content/uploads/2023/04/ozio-10.4.23-Parolibero.it_.jpg)
Molti di voi non ne avranno mai sentito parlare, ma c’è un termine apposito per descrivere questa condizione: oziofobia. È una delle paure tipiche del nostro tempo, fatto di connessione h 24 e necessità di eventi sempre nuovi da “postare”. E così, se nell’immaginario collettivo resiste l’immagine del relax offerto dal dolce far niente, all’atto pratico non tutti lo apprezzano, e molti lo temono. Vale anche per queste brevi vacanze Pasquali: la libertà dalla routine lavorativa, con l’agenda vuota e finalmente del tempo da dedicare alle proprie attività preferite, possono aprire un baratro fatto di nervosismo, ansia, panico e sensi di colpa.
L’oziofobia dalla A alla Z
L’oziofobia scaturisce dalla necessità, per sentirsi bene, di essere sempre impegnati, anche quando ci si dovrebbe riposare fisicamente e mentalmente. Lo dice il nome stesso: è la paura di non avere niente da fare. Il fenomeno è stato oggetto in un recente studio pubblicato sull’Harvard Business Review da tre ricercatori – Silvia Bellezza della Columbia University, Neeru Paharia della Georgetown e Anat Keinan dell’Harvard Business School – e che ha coinvolto un gruppo di soggetti chiamati a giudicare lo status di un personaggio immaginario di 35 anni, Jeff, descritto con due frasi: “Jeff lavora per molte ore e la sua agenda è sempre piena” o “Jeff non lavora e ha molto tempo libero a disposizione”.
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Il risultato della ricerca parla chiaro: una persona molto impegnata viene percepita come appartenente a un rango e a una condizione superiori, anche perché, sottolineano i ricercatori, “più crediamo che qualcuno abbia maggiori opportunità di successo se lavora duramente, più tendiamo a pensare che le persone che lascino da parte il loro tempo libero e lavorino tutto il tempo possano raggiungere standard superiori”. Ma va detto che i partecipanti italiani allo studio tendono a pensare che se Jeff non lavora e ha molto tempo libero “può permettersi viaggi lunghi, vacanze in barca, ha tempo di andare a mangiare fuori o di trascorrere un’intera serata senza pensare al lavoro”, e dunque, in un certo senso, se la passa meglio rispetto a chi è oberato di impegni e preoccupazioni professionali. Evidentemente l’otium come lo intendevano gli antichi romani ci è rimasto nel Dna.
Resta il fatto che in quanto esseri umani abbiamo bisogno anche di momenti improduttivi per rigenerarci e alimentare la nostra creatività, e lo dice sempre la scienza. Il segreto per non lasciarsi sopraffare dall’oziofobia è cercare di essere meno esigenti con se stessi e rallentare il ritmo. Per chiudere con un altro proverbio, ci vuole di tutto un po’, ozio compreso.