Reddito alimentare al posto dell’Rdc: dal 2023 arriva, chi ne ha diritto e a quanto ammonta

In un emendamento alla Legge di Bilancio 2023 è spuntato il reddito alimentare: vediamo insieme di cosa si tratta. 

Soddisfare i propri bisogni alimentari e non morire di fame non è un diritto: è, o dovrebbe essere, la base di ogni società civile. Eppure, in molti paese del mondo – Italia – compresa – non sempre è così. Di qui l’idea di introdurre una misura ad hoc – il “reddito alimentare” – con la nuova Legge di Bilancio 2023.

Reddito alimentare 2023
Reddito alimentare – Fonte AnsaFoto (Parolibero.it)

Il Reddito alimentare dalla A alla Z

Può sembrare un paradosso, e in effetti lo è, ma la povertà alimentare va a braccetto con la parola “spreco”. Si tratta di due emergenze di enorme portata, anche se a occuparsene è quasi solo il Terzo settore. I numeri parlano chiaro: 230mila tonnellate di prodotti alimentari sprecati ogni anno dalla distribuzione e 5 milioni di persone attualmente in povertà assoluta, dunque alimentare. Sono cifre aggravate per altro dalla situazione pandemica, e di certo non destinate a migliorare alla luce dell’attuale congiuntura economica e dello scenario geopolitico internazionale.

Di qui l’idea di un intervento pubblico volto a riequilibrare il rapporto tra Stato e Terzo settore, favorendo una collaborazione che, nel rispetto dell’autonomia dell’uno e dell’altro, consenta di colmare la distanza tra disponibilità del mondo del volontariato e bisogno di mezzi e risorse per fronteggiare efficacemente le due emergenze di cui sopra.

Reddito alimentare e di cittadinanza
Reddito di cittadinanza – Fonte AnsaFoto (Parolibero.it)

Tutto ciò può realizzarsi con il Reddito alimentare, uno strumento attraverso il quale Stato e Terzo settore operano assieme per combattere spreco e povertà alimentare, mettendo a fattore comune esperienze, risorse e mezzi. A differenza di altre misure come il Reddito di cittadinanza, quello alimentare non eroga denaro, bensì alimenti, e più precisamente pacchi alimentari realizzati con l’enorme mole di invenduto della distribuzione alimentare.

Come gestire quella mole di spreco e distribuirla in modo capillare alle persone in difficoltà? E qui, sul versante logistico, che lo Stato tende la mano al Terzo settore, individuando tramite l’Inps la platea di beneficiari, ai quali viene assegnato un codice univoco, inseribile nell’apposita app del Reddito alimentare realizzata sempre dallo Stato. Ad ogni codice corrisponderà un certo numero di pacchi alimentari ricevibili mensilmente, variabile a seconda dello stato di indigenza del richiedente. Attraverso la app si potrà dunque prenotare un pacco alimentare e andarlo a ritirare in uno dei centri di distribuzione, o, nel caso di utenti “fragili” (invalidi, anziani e così via), farselo consegnare a casa.

Reddito alimentare
Reddito alimentare – Fonte AnsaFoto (Parolibero.it)

Nei centri i pacchi sono preparati dai volontari messi a disposizione dagli enti o individuati attraverso il Servizio civile, e dagli stessi distribuiti ai beneficiari, usando come supporto la app del Reddito alimentare: basterà scannerizzare il codice QR code del beneficiario per verificarne l’identità e scalare il pacco che è venuto a ritirare.

Una soluzione win-win per lo Stato, in quanto lo strumento, dai costi molto bassi (pochi milioni di euro l’anno), aiuta la popolazione e al tempo stesso fa risparmiare sullo smaltimento dei rifiuti. Per il Terzo settore, invece, il vantaggio sta nel vedere finalmente uno Stato collaborativo al suo fianco, in un rapporto alla pari, con la messa a disposizione di risorse concrete. E i supermercati possono ottenere maggiori vantaggi fiscali grazie alla legge antispreco del 2016. Sta ora alle istituzioni di governo tradurre tutto questo in realtà.

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